Si parte sempre dal Mugello, più precisamente da Scarperia (Fi), in cerca di qualcosa. Cosa c'è di meglio di randagiare vicino o lontano da casa, per vedere posti, incrociare odori, sapori, umori, per sentire quella sensazione di scoperta ad ogni passo che fai? Per me nient'altro!
La curiosità è la miglior benzina al mondo, per cui....ecco il perchè di questo blog, un posto dove racchiudere tutti i miei passi, in moto ma non solo. Se vi va di dare una sbirciata siete i benvenuti, altrimenti....ci vediamo a zonzo da qualche parte ;-)

Dove andare a curiosare

venerdì 1 luglio 2016

Scozia - 1° puntata - Dal Mugello a Edimburgo

"Va beh...già che ci siamo arriviamo anche a Fisterra, no?"
Domande del genere, fatte a Veronica, sono del tutto inutili conoscendo già la risposta, che non avrebbe potuto essere altro che affermativa.
L'idea di viaggio era grossolanamente individuata. Non restava altro che creare l'itinerario di dettaglio e le tappe che ci avrebbero portato a randagiare sui Pirenei, sul Picos d'Europa e sulla costa atlantica.
Ma è ancora inverno e il tempo non manca per "indagare" e scovare le perle imperdibili. Avremo ancora tanti fine settimana durante i quali sbirciare e curiosare on line, alternando questo "duro" lavoro a sieste ristoratrici sul divano.
27 febbraio 2016, a Roma è di scena il match Italia-Scozia di rugby. Il divano si trasforma in tribuna.
Le indagini iberiche possono aspettare, oggi è la palla ovale ad attirare tutta la nostra attenzione.
Abbiamo visto qualche partita della Nazionale dal vivo e ci siamo ritrovati ad essere amanti di questo sport, fatto di tenacia e forza in perfetto equilibrio con lealtà e rispetto delle regole. Sarebbe bello che anche la vita reale fosse così...
Il match non va bene per i nostri colori, ma lo guardiamo ugualmente con passione.
Le immagini passano spesso dal campo agli spalti. Ai giocatori si alternano i tifosi, colorati, allegri (felicità o effetto della birra?), mischiati tra i diversi schieramenti. Nel vedere quel mix di tifoserie festanti la conseguenza è una specie di fulmine a ciel sereno: "Oh...ma perché non andiamo in Scozia?".
Non fa in tempo a finire la partita che ci ritroviamo davanti al pc a farci un'idea su distanze, percorsi, cose da non perdere. Ormai il tarlo è entrato e sta facendo segatura dei nostri cervelli!
Scusate Pirenei...sarà per un'altra volta.
Si parte nel pomeriggio del primo di luglio, facendo una tappetta fino a Saronno, tanto per rompere il ghiaccio con il lungo trasferimento che ci aspetta.
La serata in terra lombarda non è di certo una di quelle che lascia il segno, e ci ritroviamo a mangiare uno squallido pezzo di pizza in una specie di autogrill urbano.
Prima di partire avevo lavato la moto. Che errore...
Lo splendore infatti dura poco. Appena entrati in Svizzera veniamo colti da una specie di nubrifagio. Indossiamo la tuta anti acqua per la prima volta, la prima di molte volte in questo viaggio.


Altro errore, il traforo del San Gottardo. Lo infiliamo convinti dal meteo non proprio amichevole e per evitare l'escursione alpina decisamente poco invitante.
A circa metà tunnel, scafandrati come siamo, rischiamo la fusione nucleare. Il caldo è insopportabile e l'unica nota positiva è il non doversi fermare per incolonnamenti improvvisi. Una volta usciti apprezziamo anche la bagnaticcia Svizzera!
Ci concediamo uno stop in una grande area di sosta. Parcheggiamo accanto ad un'Harley condotta da una tipa tosta, di quelle con addosso tanta voglia di vivere e che difficilmente si piangono addosso. Stiamo un po' insieme durante la sosta. Un bell'incontro. Ci auguriamo vicendevolmente buona strada, lei diretta verso un raduno in zona, noi verso la periferia di Metz, prima tappa esterofila del viaggio.
Il B&B prescelto è praticamente immerso in un centro commerciale, l'essenza delle squallide periferie. Però costa poco ed è pulito e ricorda pure un motel americano, di quelli che si vedono nei film, luoghi ideali per i serial killer, le rocambolesche fughe d'amore, i polverosi viaggi on the road.
Ci sentiamo immersi nell'avventura, mica è poco.
La mattina vengo svegliato da un rumore di sottofondo che armonicamente aumenta e diminuisce in un loop apparentemente infinito. A poca distanza da noi una spazzatrice stradale sta pulendo un tratto di strada di circa 500 mt. con un ipnotico moto perpetuo, avanti e indietro, avanti e indietro,...
Mai vista una pulizia così meticolosa! Mavaff...
Di nuovo in sella, con il solo obbiettivo di arrivare il prima possibile a Calais per sfruttare l'Eurotunnel e raggiungere così la terra britannica.
Una volta giunti al terminal saliamo a bordo di uno dei tanti convogli in circa un'oretta. Entrare in quei vagoni è emozionante, pensando che di lì a breve avremmo viaggiato sotto la Manica. Sarebbe interessantissimo poter visitare la struttura per saperne di più su questa opera ingegneristica.

Eurotunnel: è il turno dei bikers

Parcheggiati nel convoglio


La traversata subacquea dura poco più di mezz'ora. Non male. L'unico aspetto negativo, se proprio si vuol cercare il pelo nell'uovo, è che nel vagone non esistono punti dove sedersi. O in piedi o seduti a terra, e il cervello, in assetto amarcord, va a quei piccoli e scomodi strapuntini dove le mie terga si sono appoggiate in tanti viaggi fatti su treni pieni zeppi. Scomodi si, ma benedetti!
Ci siamo. L'Inghilterra è conquistata, e appena sbarcati facciamo una rapida sosta per "ripartire".
Il prossimo punto tappa sarà Manuden, qualche decina di miglia a nord di Londra. Mettiamo il navigatore per esser guidati senza pensieri verso la meta. Altro errore...
Scopriamo, tra un misto di stupore e giramento di cog...., che l'apparecchiatura tecnologica se ne frega del Regno Unito, in quanto le mappe non comprendono tale area geografica!
Navigatore riposto, tornerà a casa senza darci aiuto. Va beh...continuiamo con la cartina e una volta in zona usiamo il cellulare. Dopo qualche svarione centriamo il paesello, un tipico micro borgo britannico, dove non può mancare il pub, che per noi fungerà pure da locanda. 
Per cena piatto tipico? Macchè....lasagne!! I gestori sono polacchi e il boss, molto giovane, ha seguito un corso di cucina italiana. La cucina, essendo lunedì, sarebbe stata chiusa e sono stati comunque gentili a mettere in tavola questa italica squisitezza, accompagnata da un mix di assaggi di birra.
Tutto sommato il nostro ingresso in terra inglese non poteva iniziare meglio. Alè!
Per digestivo un toscano e due passi per le viuzze.

Manuden




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La giornata si presenta stupenda. Perfetta per ricaricare la moto e puntare il nord snocciolando km.


Lasciamo Manuden e puntiamo Beadnell, che raggiungiamo dopo quasi 300 miglia di autostrada.
Il trasferimento non lascia spunti da ricordare. L'unica cosa degna di nota e che si rivelerà un acquisto prezioso è un atlante della G.B. in formato pocket, perfetto per stare nella borsa da serbatoio, pagato meno di 7 sterline e davvero ben fatto. Un bel pernacchione alla tecnologia è servito!
Raggiungiamo l'ennesimo piccolo borgo, praticamente affacciato sulla costa orientale. Piove e tanto e siamo ben felici di conquistare la camera che in breve scaldiamo mettendo al massimo l'impianto di riscaldamento presente, che in effetti fa comodo non solo per togliere l'umidità dalle ossa...


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Di nuovo svegli, di nuovo una giornata stupenda. Durerà? Abbiamo già capito che da queste parti non è proprio il caso di restare ammaliati da qualche raggio di sole. C'è da restarci male!
Rimontiamo la moto, anche stavolta parcheggiata lontana dalla camera...


Non facciamo molta strada, circa 5 miglia, e facciamo sosta al Castello di Bamburgh che merita senz'altro un passaggio.


  



Ripartiamo per varcare un confine che sa di mito, o almeno per noi è così. Facciamo circa 30 miglia e ci siamo, siamo in Scozia e un cartello ci avvisa e ci rapisce. Lo guardiamo un po' straniti, non ci sembra vero di essere quassù. Forse solo ora ci rendiamo conto che stiamo facendo un giro un po' lunghetto.
Non posso fare a meno di dimostrare un po' di verace toscanità!


Ripartiamo, puntando Edimburgo con un'aggiunta di brio. La capitale ci ospiterà per tre giorni, dove lasceremo a riposo la strommina che fino a lì ha sgroppato per oltre 2300 km.
Una volta giunti di fronte all’ostello un tizio ci chiede il permesso per uno scatto che poi sarebbe andato ad alimentare una collezione di foto on line intitolata "Humans of Edinburgh".
Ci fa i complimenti per la moto, per il viaggio fatto fino a lì, per la nostra voglia di viaggiare. E’ stato un bel modo di essere accolti in città e per questo lo ringraziamo.

Humans of Edinburgh....from Florence


La sistemazione in ostello mette a dura prova l'adattabilità di coppia, con un letto ad una piazza e mezzo. Sarà per le grandi camminate urbane, o magari per le birre tracannate, fatto sta che ci abbiamo fatto sempre delle gran dormite.
Sistemata la soma ci godiamo da subito la città, in modo da farci un'idea su cosa approfondire nei due giorni successivi. Abbiamo la fortuna di camminare baciati da uno splendido sole, il che regala momenti di luce davvero speciale. L'aria è frizzante. Siamo al nord, finalmente!
Ci abbandoniamo per le strade cittadine, accompagnati dal piacevole contrasto creato dalla luce solare che impatta sulle pietre scure, quasi rigorose degli edifici.



 
 



A poche centinaia di metri dalla zona più vecchia, sono in corso imponenti lavori che regaleranno alla città un quartiere nuovo e spettacolarmente panoramico. Ci si sente all’estero anche per questo, nel vedere come fuori dal nostro paese tutto sembra possibile, vivo, continuamente in progress.
Boh....saranno solo puerili sensazioni della serie “il giardino del vicino è sempre più verde”.
Completiamo il tour urbano girando intorno al castello e rientriamo alla base per la solita cena in “autogestione”. Uno dei punti fermi che ci eravamo prefissati infatti riguardava i pasti, che per non pesare troppo sulle finanze avrebbero dovuto essere acquistati nei vari market che avremmo incontrato e consumati direttamente in camera, se non tutti almeno la stragrande maggioranza delle cene. Mutande, calzini e vario vestiario hanno viaggiato in compagnia di un kit di piatti, posate e bicchieri di plastica, da rigovernare con poco impegno. Col senno di poi è stata una scelta oculata e consigliabile. Piccolo kit, grande risparmio!

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E’ il nostro primo giorno da “borghesi”. Niente male come sensazione, rovinata però dal meteo piuttosto imbronciato.
Ancora non piove e riusciamo ad arrivare asciutti al Giardino Botanico Reale che visitiamo con passo lento. Di bellezze da vedere ce ne sono a bizzeffe e considerando il grigiore del cielo fa piacere trovare colori forti a terra.
All’interno del giardino ci sono alcune antiche serre vetrate, dove sono riprodotti alcuni ambienti molto diversi tra loro. Montano, africano, tropicale. In pochi passi si fa il giro del mondo vegetale. Il tutto è decisamente spettacolare. Un visita che vale la pena di fare.









Intanto è iniziato a piovere e cerchiamo riparo in qualche modo...


Entriamo in un bistrot per calmare un po’ lo stomaco e per sfottere un po’ la pioggia da dietro i vetri.
Il locale è gestito da una coppia assortita. Lui scozzese, lei spagnola. Mentre mangiamo analizziamo il loro approccio alla macchina del caffè molto molto molto italian style. Sembrano pure "credibili" e ci convincono a chiedere un caffè ristretto a fine pasto. No via...è stato un tentativo andato storto. Al tanto impegno non è corrisposto un gran risultato. Lei ci crede americani, noi li credevamo dei baristi. Un bordello!
Gli spieghiamo che, da italiani, il caffè è un credo e non si ottiene un credo bevibile solo grazie alla macchina che fa una gran scena. Senza rancore, ma rimandiamo la consumazione di una nuova tazzina solo al ritorno nell'italico stivale.
Il pomeriggio lo passiamo claudicando per il centro cittadino, anche per via di orari di ingresso a noi sfavorevoli alla Real Mary Kings Close, visita che prenotiamo per il giorno successivo.
Non avremmo fatto in tempo a cenare e andare poi a vedere il musical Cats, al
Playhouse Theatre con orario di inizio fissato per le 19, orario decisamente insolito per noi.
Siamo graziati dal meteo, che resta scorbutico ma senza precipitazioni.

Artisti di strada


Gli italiani? Bassi e tozzi

La leggera e bevibilissima birra scozzese 
Arriva il momento dello spettacolo. Entriamo al teatro e rimaniamo letteralmente di stucco. L’edificio, visto da fuori, dava l’idea di essere ne’ più ne’ meno un cinema vecchia maniera, in pratica un lungo stanzone con annessa galleria, questo per via di un altezza che trae in inganno se vista dalla strada.
Accediamo al nostro settore e ci rendiamo conto invece che lo spazio non si sviluppa per lungo, bensì in profondità. Ci si sente come in un immenso cratere, appollaiati a guardare in basso come ci si trovasse sul terzo anello di San Siro.
La capienza del teatro è enorme e quando c’è il tutto esaurito deve essere una bella emozione. Alla piacevole sensazione regalataci dal solo teatro si somma lo spettacolo coinvolgente. Davvero una gran bella serata!

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Di nuovo svegli. Oggi la variabilità ha scelto di settarsi su “bel tempo” e non possiamo che sentirci soddisfatti, considerando che dopo aver visitato la Mary K. Close avremmo voluto varcare le soglie del castello.
Arrivando sul Royal Mile troviamo transenne e una gran moltitudine di forze dell’ordine, sia per strada che sui tetti. Il motivo? A breve passerà di lì la Regina Elisabetta, un momento regale che non possiamo perderci.
Va beh...la foto non dice un gran che ma credeteci...lei c'era!


Dopo  l’incontro inatteso andiamo in visita all'archeologia urbana. La Real Mary Kings Close infatti è un vero e proprio salto nel tempo, visita che si rivela interessante, più che altro sotto l’aspetto storico grazie alle spiegazioni dateci dalla guida. In pratica si assiste ad una lezione di storia senza però che alle parole si sommi il phatos degli ambienti visitati, piuttosto spogli e, solo apparentemente, insignificanti.
In realtà ci insinuiamo nelle viscere della città, viscere esse stesse città, dal momento che per motivi di mancanza di spazio fu deciso di costruire in altezza una città sulla città già esistente. Il risultato fu che al "piano di sotto" la vita era un inferno. Oscurità, sporcizia, malavita, malattie e chi ne ha più ne metta.
Il punto più affascinante e che più ci fa calare negli argomenti fino a quel momento trattati è un tratto di strada che una volta sarebbe stata inondata di luce mentre da secoli pare il cunicolo di una cantina
Foto non potevamo farne. Ci siamo accontentati della storia.
Saliamo verso la zona più alta della città, obbiettivo il castello. Dico subito che la visita non ci lascerà un gran ricordo. Per accedere facciamo un lunghissima coda e i vari ambienti visitabili sono in pratica tutti sistemati a museo per esposizioni militari. L'insieme è una bella cittadella, ma che alla fine fa più scena se vista dal basso, per di più con i tanti turisti presenti par d'essere in centro a fare gli acquisti a due giorni dal Natale...


Il cannone che con un colpo a salve segnala le ore 13


Dormitorio di un'area adibita a carcere nel 1700 

Carcere più recente 

Accesso ai gioielli della Regina  

La vista sulla città dai bastioni e sulla platea permanente per le grandi manifestazioni


St. Margaret's Chapel del 1100, la più antica chiesa di Edimburgo

Torniamo sui nostri passi per un ultimo giro cittadino, prendendoci tutta calma possibile. Siamo in ferie da pochi giorni e ce la vogliamo godere in pieno.



Di nuovo in ostello, dove prepariamo le valige per ripartire verso la parte nord della Scozia.
Il viaggio, almeno la parte più emozionale, parte da qui. Poche città, tanta natura (anche tanta acqua...), tanto whisky...e tante miglia. Com'è bello viaggiare!

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